L'Angolo
CORONAVIRUS - Il virologo Burioni va in silenzio stampa: "Basta: da qui all’autunno non parlo più"
08.06.2020 09:39 di Redazione Fonte: Corriere.it

NAPOLI - Il virologo Roberto Burioni, uno dei più ascoltati durante la pandemia di coronavirus, lascia anche Fazio: «Esperienza importante, ma i tempi della tv non sono quelli della scienza. Mi hanno attribuito di tutto, ora torno dai miei studenti», ha detto in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera.

 

Professor Burioni, ma se ne va proprio adesso?
«Torno alla mia vera aula, quella universitaria e starò in silenzio stampa almeno fino all’autunno. In tv e sui giornali ho detto quello che dovevo. Ora per un po’ non andrò nei media. Piuttosto vorrei scrivere un testo universitario, dedicarmi ai miei studenti: mi sono mancati».



Roberto Burioni, 57 anni, medico, è ordinario di Microbiologia e Virologia presso l’Università «Vita-Salute San Raffaele» di Milano, oltre ad essere una delle voci più ascoltate di questa pandemia. Ascoltate in tutti i sensi: c’è chi lo osanna e chi lo detesta.



Troppa televisione?
«Ma io non sono un presenzialista!»



Vogliamo le prove.
«Eccole, le mostro l’ultimo monitoraggio di Agcom: nel periodo più buio, dal primo marzo al 30 aprile, non sono entrato nemmeno nei primi dieci più presenti nel dibattito pubblico».



Subito dopo Conte ci sono Galli e Pregliasco. In molti hanno parlato più di lei. Ma allora perché gli altri medici non hanno le orde di «haters» che ha lei in rete?
«Ah, non lo so. La mia linea è stata chiara sin dall’inizio, dal 2016, quando ho cominciato a espormi sul tema dei vaccini».



All’inizio però lei si confrontò con Red Ronnie e Brigliadori
«Da quella volta decisi: non mi confronto mai pubblicamente con persone che non sono qualificate a parlare della mia materia. Io ho fatto quello che ritenevo giusto: sin dall’8 gennaio ho cominciato a preoccuparmi per quelle “strane polmoniti” che si vedevano in Cina e ho preso a studiare le carte».



Eppure in rete gira ancora il meme di lei che dice: «In Italia il virus non circola», com’è possibile?
«Ecco, questo non me lo spiego: l’ho detto in un momento in cui non c’era alcuna evidenza, come se ora lei mi chiedesse se in Italia circola la malaria. Dovrei rispondere che circola? Però, badi bene, nessuno va a prendere le frasi che ho rilasciato il 22 gennaio, quando ho detto testualmente: “Le autorità europee hanno affermato che il rischio che il virus arrivi in Europa, e in particolare in Italia, è minimo. Io non sono per niente d’accordo con loro, ma spero vivamente di sbagliarmi”. Che dire? In Italia ti perdonano tutto, ma non la popolarità».



La nostalgia degli studenti è l’unico motivo per cui lei lascia la tv?
«Lo faccio anche perché ho capito molte cose in questi mesi. Un’aula televisiva come quella che mi ha offerto un grande professionista come Fazio è stata una palestra importante e — sono onesto — molto gratificante. Ma il linguaggio della tv non è quello della scienza. I suoi tempi non sono quelli della scienza».



Che cosa accade?
«Si viene travisati, esposti al rischio di dire cose mai dette. Mi hanno attribuito di tutto. Una cosa però me la faccia dire: oggi la politica ci chiede certezze ma quando, appena qualche mese fa, dicevamo che i vaccini sono indispensabili, una certa politica ci ha sbeffeggiato e ha strizzato l’occhio ai complottisti».



Se lo aspettava un attacco così da parte dell’«Espresso», che ha fatto i conti delle sue consulenze alle grandi aziende nella fase di ripartenza?
«Onestamente no. Sulle consulenze dico una cosa semplice: chi dovrebbe aiutare la ripartenza di un Paese se non un esperto di queste questioni? Se la Ferrari mi chiede un aiuto, dovrei dire di no? Io ritengo che sia un dovere dare una mano. E un professionista va pagato, perché altrimenti si tratta di sfruttamento. Mi hanno accusato di speculare sulla pandemia persino quando è uscito il mio ultimo libro, Virus, anche se tutti sapevano che i proventi sarebbero andati alla ricerca».

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CORONAVIRUS - Il virologo Burioni va in silenzio stampa: "Basta: da qui all’autunno non parlo più"

di Napoli Magazine

08/06/2024 - 09:39

NAPOLI - Il virologo Roberto Burioni, uno dei più ascoltati durante la pandemia di coronavirus, lascia anche Fazio: «Esperienza importante, ma i tempi della tv non sono quelli della scienza. Mi hanno attribuito di tutto, ora torno dai miei studenti», ha detto in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera.

 

Professor Burioni, ma se ne va proprio adesso?
«Torno alla mia vera aula, quella universitaria e starò in silenzio stampa almeno fino all’autunno. In tv e sui giornali ho detto quello che dovevo. Ora per un po’ non andrò nei media. Piuttosto vorrei scrivere un testo universitario, dedicarmi ai miei studenti: mi sono mancati».



Roberto Burioni, 57 anni, medico, è ordinario di Microbiologia e Virologia presso l’Università «Vita-Salute San Raffaele» di Milano, oltre ad essere una delle voci più ascoltate di questa pandemia. Ascoltate in tutti i sensi: c’è chi lo osanna e chi lo detesta.



Troppa televisione?
«Ma io non sono un presenzialista!»



Vogliamo le prove.
«Eccole, le mostro l’ultimo monitoraggio di Agcom: nel periodo più buio, dal primo marzo al 30 aprile, non sono entrato nemmeno nei primi dieci più presenti nel dibattito pubblico».



Subito dopo Conte ci sono Galli e Pregliasco. In molti hanno parlato più di lei. Ma allora perché gli altri medici non hanno le orde di «haters» che ha lei in rete?
«Ah, non lo so. La mia linea è stata chiara sin dall’inizio, dal 2016, quando ho cominciato a espormi sul tema dei vaccini».



All’inizio però lei si confrontò con Red Ronnie e Brigliadori
«Da quella volta decisi: non mi confronto mai pubblicamente con persone che non sono qualificate a parlare della mia materia. Io ho fatto quello che ritenevo giusto: sin dall’8 gennaio ho cominciato a preoccuparmi per quelle “strane polmoniti” che si vedevano in Cina e ho preso a studiare le carte».



Eppure in rete gira ancora il meme di lei che dice: «In Italia il virus non circola», com’è possibile?
«Ecco, questo non me lo spiego: l’ho detto in un momento in cui non c’era alcuna evidenza, come se ora lei mi chiedesse se in Italia circola la malaria. Dovrei rispondere che circola? Però, badi bene, nessuno va a prendere le frasi che ho rilasciato il 22 gennaio, quando ho detto testualmente: “Le autorità europee hanno affermato che il rischio che il virus arrivi in Europa, e in particolare in Italia, è minimo. Io non sono per niente d’accordo con loro, ma spero vivamente di sbagliarmi”. Che dire? In Italia ti perdonano tutto, ma non la popolarità».



La nostalgia degli studenti è l’unico motivo per cui lei lascia la tv?
«Lo faccio anche perché ho capito molte cose in questi mesi. Un’aula televisiva come quella che mi ha offerto un grande professionista come Fazio è stata una palestra importante e — sono onesto — molto gratificante. Ma il linguaggio della tv non è quello della scienza. I suoi tempi non sono quelli della scienza».



Che cosa accade?
«Si viene travisati, esposti al rischio di dire cose mai dette. Mi hanno attribuito di tutto. Una cosa però me la faccia dire: oggi la politica ci chiede certezze ma quando, appena qualche mese fa, dicevamo che i vaccini sono indispensabili, una certa politica ci ha sbeffeggiato e ha strizzato l’occhio ai complottisti».



Se lo aspettava un attacco così da parte dell’«Espresso», che ha fatto i conti delle sue consulenze alle grandi aziende nella fase di ripartenza?
«Onestamente no. Sulle consulenze dico una cosa semplice: chi dovrebbe aiutare la ripartenza di un Paese se non un esperto di queste questioni? Se la Ferrari mi chiede un aiuto, dovrei dire di no? Io ritengo che sia un dovere dare una mano. E un professionista va pagato, perché altrimenti si tratta di sfruttamento. Mi hanno accusato di speculare sulla pandemia persino quando è uscito il mio ultimo libro, Virus, anche se tutti sapevano che i proventi sarebbero andati alla ricerca».

Fonte: Corriere.it