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L'APPUNTO - Nunzia Marciano su "NM": "Napoli, tempo del mea culpa"
02.12.2019 09:00 di Redazione

NAPOLI - Ci hanno provato. Hanno tentato. Hanno teso la mano e ci hanno provato. In quello stadio di Fuorigrotta ci hanno portato il cuore e tutta l’anima che avevano. Ma niente, da quello stadio ne sono usciti sconfitti dentro. I tifosi, è di loro che si parla. Accusati di aver voltato le spalle alla squadra, per Napoli-Bologna allo stadio ci hanno portato anche i bambini, per tifare nel modo più sano e forte possibile. Eppure niente. Eppure alla fine nessun applauso ma solo fischi per un Napoli nemmeno più ombra di se stesso, perché di se stesso non ha neanche più il vago ricordo: finisce 1-2 contro un Bologna padrone del campo, buona cosa per il caro Sinisa, ma nulla di buono per Ancelotti. Lui, il blasonato uomo di Champions oggi al centro di quel ciclone tra squadra e società sul cui fuoco getta acqua, si rivolge a quei tifosi: gli chiede pazienza ma si mette nei loro panni e la pazienza lo sa anche lui, è finita. Come il campionato, d’altronde. Non può essere colpa di uno, lo ha detto, è colpa di tutti e tutti devono prendersi le proprie responsabilità, da uomini, prima ancora che da giocatori, calciatori e professionisti. Lo faranno nell’incontro già annunciato all’indomani della disfatta. Sperando che tutti, tutti, ci siano. Con la testa e il cuore, prima che con il corpo. La delusione è tanta e nemmeno quella presa di coscienza potrà appannarla ma davvero ci deve essere quel chiedere “scusa” a chi va oltre la maglia e tifa, contesta, fischia, ma c’è e ci prova nella gara al San Paolo. Il tifo, i tifosi, Napoli ci prova. Ma lo stesso non si può assolutamente dire della squadra: è quasi inutile salvare qualcuno, l’autore del gol o chi ha corso un po’ di più. Si è squadra, nel bene e nel male. E qui di male ce ne sta davvero troppo. E non inganni quel palco internazionale che in realtà  sbiadisce facilmente al cospetto di un campionato dove non si può più dare la colpa a nessuno se non a se stessi, memori di quei tempi in cui s’era campioni di inverno e ce la si giocava per vincerlo il campionato. Sono tempi lontani, talmente lontani da sembrare una vita vissuta da qualcun altro. Un po’ come accade nella vita vera, fuori dal campo, quando la realtà attuale è così tanto lontana da quella vissuta in passato, che quest’ultima sembra quasi non esserci stata. E adesso? Adesso si riparte dal presente, brutto, deludente, senza spirito. Ma è questo. Si riparte dal coraggio delle responsabilità, di tutti, nessuno escluso. Perché è solo facendo un mea culpa, che quella colpa si può superare e salvare quanto di salvabile si spera sia ancora rimasto.

 

 

Nunzia Marciano
 
 
Napoli Magazine
 
 
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
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L'APPUNTO - Nunzia Marciano su "NM": "Napoli, tempo del mea culpa"

di Napoli Magazine

02/12/2024 - 09:00

NAPOLI - Ci hanno provato. Hanno tentato. Hanno teso la mano e ci hanno provato. In quello stadio di Fuorigrotta ci hanno portato il cuore e tutta l’anima che avevano. Ma niente, da quello stadio ne sono usciti sconfitti dentro. I tifosi, è di loro che si parla. Accusati di aver voltato le spalle alla squadra, per Napoli-Bologna allo stadio ci hanno portato anche i bambini, per tifare nel modo più sano e forte possibile. Eppure niente. Eppure alla fine nessun applauso ma solo fischi per un Napoli nemmeno più ombra di se stesso, perché di se stesso non ha neanche più il vago ricordo: finisce 1-2 contro un Bologna padrone del campo, buona cosa per il caro Sinisa, ma nulla di buono per Ancelotti. Lui, il blasonato uomo di Champions oggi al centro di quel ciclone tra squadra e società sul cui fuoco getta acqua, si rivolge a quei tifosi: gli chiede pazienza ma si mette nei loro panni e la pazienza lo sa anche lui, è finita. Come il campionato, d’altronde. Non può essere colpa di uno, lo ha detto, è colpa di tutti e tutti devono prendersi le proprie responsabilità, da uomini, prima ancora che da giocatori, calciatori e professionisti. Lo faranno nell’incontro già annunciato all’indomani della disfatta. Sperando che tutti, tutti, ci siano. Con la testa e il cuore, prima che con il corpo. La delusione è tanta e nemmeno quella presa di coscienza potrà appannarla ma davvero ci deve essere quel chiedere “scusa” a chi va oltre la maglia e tifa, contesta, fischia, ma c’è e ci prova nella gara al San Paolo. Il tifo, i tifosi, Napoli ci prova. Ma lo stesso non si può assolutamente dire della squadra: è quasi inutile salvare qualcuno, l’autore del gol o chi ha corso un po’ di più. Si è squadra, nel bene e nel male. E qui di male ce ne sta davvero troppo. E non inganni quel palco internazionale che in realtà  sbiadisce facilmente al cospetto di un campionato dove non si può più dare la colpa a nessuno se non a se stessi, memori di quei tempi in cui s’era campioni di inverno e ce la si giocava per vincerlo il campionato. Sono tempi lontani, talmente lontani da sembrare una vita vissuta da qualcun altro. Un po’ come accade nella vita vera, fuori dal campo, quando la realtà attuale è così tanto lontana da quella vissuta in passato, che quest’ultima sembra quasi non esserci stata. E adesso? Adesso si riparte dal presente, brutto, deludente, senza spirito. Ma è questo. Si riparte dal coraggio delle responsabilità, di tutti, nessuno escluso. Perché è solo facendo un mea culpa, che quella colpa si può superare e salvare quanto di salvabile si spera sia ancora rimasto.

 

 

Nunzia Marciano
 
 
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