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L'APPUNTO - Nunzia Marciano su "NM": "Napoli, al di là del risultato"
01.03.2021 18:00 di Redazione

NAPOLI - Il Napoli vince. E questo è il dato, il fatto, il 2-0 contro il Benevento nel derby campano, con in campo due fratelli, gran gol di Ciro al secolo Dries che lo dedica a chi prepara il caffè napoletano nel giorno del suo genetliaco e gol dubbio ma convalidato assegnato a Di Lorenzo prima e Politano poi. Questa è la cronaca di una vittoria nello stadio di Dios in una domenica alle 6, di quelle che accorciano in un solo colpo la classifica, che fanno ben sperare o perlomeno sperare e basta ed e già assai; di quelle che fanno tornare a respirare i tifosi così amareggiati; una vittoria che di certo non cancella le delusioni è chiaro, ma almeno non ne aggiunge altre, che di questi tempi sembra già un miracolo. Ecco, questo è quello che s’è visto a occhio nudo sul campo del ritorno di Mertens e Ghulam, fuori il primo per infortunio, fuori il secondo lo saprà Ringhio perché, ma di certo, vedendolo giocare se lo saranno chiesto un po’ tutti, come si chiesero di quei due famosi cambi prima di un calcio d’angolo o - forse peggio? - come ci si è chiesti perché non s’è sostituto prima KK, prima di quel doppio giallo e adesso out. Ecco, perché? Sembra quasi che, a voler andare, stavolta facendo l’avvocato del Diavolo, al di là di quel famoso risultato (escamotage a cui si ricorre quando si perde, non certo quando si vince) il solco, il disegno, il progetto ecco non ci sia o perlomeno non si veda. Pare quasi che questo sia un Napoli che procede a tentativi, che se gli va bene e vince, scala posizioni in classifica, arriva a meno tre dalla temuta (?) Juventus, meno uno dalla Roma e pari punti con la Lazio, e punta a quel quarto posto che vale la famosa musichetta, complici le sconfitte altrui; ma se gli va male, viene buttato malamente fuori dall’Europa, ne incassa 4 dall’Atalanta e fa parlare di esoneri e ipotizzare nomi. Ecco, è tutta qui la crisi (che ancora c’è) di un Napoli che mancava del suo Caronte per essere traghettato finalmente alla vittoria, in un campionato spalancato dove accade tutto e il suo contrario e niente è già detto o già vinto, anzi. E il silenzio, quello si sa, dice più di una conferenza fiume. A tre mesi scarsi dalla fine, è inutile cambiare le carte in tavola in una mano dove non si può più barare. Tanto vale giocarsela così, confidando nella sorte e in un certo Dries magari, ma soprattutto sfruttando bene tutte le carte e magari provando a bluffare l’avversario. Mercoledì si va a Sassuolo (quello dello 0-2 in casa Napoli lo scorso 1 novembre) e sarà vincere quella che potrà forse dire se il peggio-peggio può essere davvero considerato passato e una qualificazione si può ancora fare. O se sarà stata (quella contro il Benevento) solo una vittoria e nulla più, al di là del risultato. Per adesso testa bassa e pedalare fino all’Emilia. Poi si vedrà.

 

 

Nunzia Marciano
 
 
Napoli Magazine
 
 
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
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L'APPUNTO - Nunzia Marciano su "NM": "Napoli, al di là del risultato"

di Napoli Magazine

01/03/2024 - 18:00

NAPOLI - Il Napoli vince. E questo è il dato, il fatto, il 2-0 contro il Benevento nel derby campano, con in campo due fratelli, gran gol di Ciro al secolo Dries che lo dedica a chi prepara il caffè napoletano nel giorno del suo genetliaco e gol dubbio ma convalidato assegnato a Di Lorenzo prima e Politano poi. Questa è la cronaca di una vittoria nello stadio di Dios in una domenica alle 6, di quelle che accorciano in un solo colpo la classifica, che fanno ben sperare o perlomeno sperare e basta ed e già assai; di quelle che fanno tornare a respirare i tifosi così amareggiati; una vittoria che di certo non cancella le delusioni è chiaro, ma almeno non ne aggiunge altre, che di questi tempi sembra già un miracolo. Ecco, questo è quello che s’è visto a occhio nudo sul campo del ritorno di Mertens e Ghulam, fuori il primo per infortunio, fuori il secondo lo saprà Ringhio perché, ma di certo, vedendolo giocare se lo saranno chiesto un po’ tutti, come si chiesero di quei due famosi cambi prima di un calcio d’angolo o - forse peggio? - come ci si è chiesti perché non s’è sostituto prima KK, prima di quel doppio giallo e adesso out. Ecco, perché? Sembra quasi che, a voler andare, stavolta facendo l’avvocato del Diavolo, al di là di quel famoso risultato (escamotage a cui si ricorre quando si perde, non certo quando si vince) il solco, il disegno, il progetto ecco non ci sia o perlomeno non si veda. Pare quasi che questo sia un Napoli che procede a tentativi, che se gli va bene e vince, scala posizioni in classifica, arriva a meno tre dalla temuta (?) Juventus, meno uno dalla Roma e pari punti con la Lazio, e punta a quel quarto posto che vale la famosa musichetta, complici le sconfitte altrui; ma se gli va male, viene buttato malamente fuori dall’Europa, ne incassa 4 dall’Atalanta e fa parlare di esoneri e ipotizzare nomi. Ecco, è tutta qui la crisi (che ancora c’è) di un Napoli che mancava del suo Caronte per essere traghettato finalmente alla vittoria, in un campionato spalancato dove accade tutto e il suo contrario e niente è già detto o già vinto, anzi. E il silenzio, quello si sa, dice più di una conferenza fiume. A tre mesi scarsi dalla fine, è inutile cambiare le carte in tavola in una mano dove non si può più barare. Tanto vale giocarsela così, confidando nella sorte e in un certo Dries magari, ma soprattutto sfruttando bene tutte le carte e magari provando a bluffare l’avversario. Mercoledì si va a Sassuolo (quello dello 0-2 in casa Napoli lo scorso 1 novembre) e sarà vincere quella che potrà forse dire se il peggio-peggio può essere davvero considerato passato e una qualificazione si può ancora fare. O se sarà stata (quella contro il Benevento) solo una vittoria e nulla più, al di là del risultato. Per adesso testa bassa e pedalare fino all’Emilia. Poi si vedrà.

 

 

Nunzia Marciano
 
 
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