Calcio
IL GRAFFIO - Corbo: “Sarri e ADL sbagliavano a non amarsi, va rivisto il mercato, basta annunci”
10.08.2020 14:31 di Redazione Fonte: Antonio Corbo per Il Graffio di Repubblica

Per tornare in zona Champions, il Napoli ha un solo modo: preferire i numeri alle parole. Sino a sabato sera si è smarrito in un labirinto di frasi vuote. Si è contraddetto Gattuso, confessando “troppi errori”, “mezz’ora di corto circuito”, “troppi errori”. Sperava di dimostrare anche a se stesso che “si poteva battere il Barcellona, perché non stava bene e potevamo fargli male”. Gattuso è innamorato del Napoli, lo considera una sua creatura, bisogna comprenderlo. Ma gli va chiarito che il Barcellona, da lui stesso indicato come l’Everest del calcio, ha chiuso la pratica in mezz’ora e non si è più visto, perché era già andato all’aeroporto a prenotare il volo per i quarti di Champions, appuntamento con il Bayern il 14 a Lisbona. Ci si è messo poi Insigne, nella sua triste cantilena, ha assicurato che “la squadra con il nostro allenatore l’anno prossimo farà molto meglio”. I tifosi se lo augurano, certo. Ma con quale squadra? Il Napoli deve uscire dal sogno ed entrare nella realtà. La sua. È questa. Sarri lo lasciò secondo con 91 punti, Ancelotti ne ha persi 12 ma con79 era ancora dietro la Juve, questo Napoli è invece settimo con 61, quindi meno 17. In due anni sono scivolati 31 punti: una frana. Il palleggio insistito con Sarri era spettacolo perché collegava un attacco tagliente ed una difesa coesa. Con un centrocampo che non dà forza di penetrazione e non copre oggi è pura vanità. Non sarà solo colpa di Lenglet che ha spinto Demme sul primo gol, né del turco Cakir che arbitrava sazio e gonfio come in una bocciofila di borgata dopo pranzo. L’ha detto Gattuso: il Napoli in quella mezz’ora era in corto circuito. Con 61 reti ha l’ottavo attacco della serie A, con 50 subite sesta difesa ad un gol dalla Roma. I dati sono questi. Il Napoli dice in giro che scoppia di salute, ma le sue analisi del sangue presentano crocette rosse per ogni valore. Il settimo posto è una invenzione? Va rivisto il mercato. Basta annunci. Che Osimhen sia un giovane interessante, lo dicono i filmati ed il prezzo: 47,5 milioni, abbastanza per un nigeriano 21enne della Ligue 1 francese. Ma per quale Napoli arriva il contropiedista di Lagos? Che tipo di gioco si prevede? Secondo Gattuso quali sono i ruoli scoperti? Giuntoli lo sa, e con lo scouting cerca i giocatori giusti al miglior prezzo? Alla fine De Laurentiis con Chiavelli chuiderà la trattativa? Oltre le cicalone della serie A, Juve e Inter, operano così Giovanni Sartori (Atalanta) Igli Tare (Lazio) Tony D’Amico (Verona). Scoprono tesori ogni estate. Il Napoli non vi riesce da tempo: da Hamsik e Lavezzi. Grandi colpio come Zapata, con Cavani, Higuain, Jorginho. Passa per tirchio De Laurentiis, ma Lozano, Manolas, Politano, Demme, Lobotka non li ha mica vinti alla lotteria della parrocchia. Per Osimhen a quelle cifre basta una buona agenzia di viaggi per prenderlo. Più difficile presidente e Guntoli piazzare Koulibaly e Allan in evidente flessione. Sono un ricordo le cifre stratosferiche di un anno fa. Koulibaly è un imbambolato gigante, che gli succede? Serviva almeno un incontrista in Spagna, ed è sparito Allan. Il mercato deve cominciare dalla ricerca dei dissesti. Preso Osimhen e confermato Mertens, mancano un carismatico play al centro e due tigri sulle corsie esterne. Obiettivo: non il palleggio ossessivo ma i gol. Insigne, Mertens e Callejon ne hanno segnato 28 in tre, rigori compresi. Il primo cannoniere è Milik, undicesimo, ed è eterna riserva. Quante cose raccontano i numeri. Impossibile dimenticare Sarri. Che c'entra con il Napoli? C'entra, perché hanno provocato e pagato in due un errore.Un disastro.De Laurentiis e lui. Sbagliavano a non amarsi. ERano fatti l'uno per l'altro. De Laurentiis si riteneva più intelligente, e lo temeva prigioniero con le diaboliche clausole studiate anche di notte dal suo specialista di fiducia. Sassi si credeva più bravo, il figlio e la moglie lo assediavano dicendo che era un santo taumaturgo e meritava di più. Non si è fatto più trovare dal presidente che lo inseguiva. Con i tre inchini agli Ultras irrise De Laurentiis.Era fuggito anche Mazzarri, dov'è finito? Napoli è il laboratorio ideale per fare buon calcio. Ma non tutti lo capiscono. Senza Sarri il Napoli è precipitato solo Ancelotti ne ha rallentato il declino confermando il secondo posto dopo la Juve. Il settimo posto con 31 punti meno degli storici 91 non è un flop, ma il declino senza ritorno. Sarri aveva invece trovato a Napoli con tifosi e squadra la sua dimensione di artigiano caparbio e geniale.Ha realizzato qui il suo gioco con barba lunga, tuta nera, volute di fumo e parolacce. A Londra e Torino era uno squalo fuori del suo mare. Con barba ben rasata, cravatta, senza i suo gioco Sarri è stato nessuno. Ostaggio infine di una Juve che contestava, o così diceva. Si è fatto disarmare del suo carattere, del suo gioco, del suo carisma.Si è fatto umiliare con il più assurdo degli esoneri. Non cede il comando a Pirlo, ma ai caporioni della squadra che l'han fatto fuori. I due nemici si saranno finalmente pentiti? Il calcio condanna i deliri di onnipotenza. Meglio se riesce a colpirne due.

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di Napoli Magazine

10/08/2024 - 14:31

Per tornare in zona Champions, il Napoli ha un solo modo: preferire i numeri alle parole. Sino a sabato sera si è smarrito in un labirinto di frasi vuote. Si è contraddetto Gattuso, confessando “troppi errori”, “mezz’ora di corto circuito”, “troppi errori”. Sperava di dimostrare anche a se stesso che “si poteva battere il Barcellona, perché non stava bene e potevamo fargli male”. Gattuso è innamorato del Napoli, lo considera una sua creatura, bisogna comprenderlo. Ma gli va chiarito che il Barcellona, da lui stesso indicato come l’Everest del calcio, ha chiuso la pratica in mezz’ora e non si è più visto, perché era già andato all’aeroporto a prenotare il volo per i quarti di Champions, appuntamento con il Bayern il 14 a Lisbona. Ci si è messo poi Insigne, nella sua triste cantilena, ha assicurato che “la squadra con il nostro allenatore l’anno prossimo farà molto meglio”. I tifosi se lo augurano, certo. Ma con quale squadra? Il Napoli deve uscire dal sogno ed entrare nella realtà. La sua. È questa. Sarri lo lasciò secondo con 91 punti, Ancelotti ne ha persi 12 ma con79 era ancora dietro la Juve, questo Napoli è invece settimo con 61, quindi meno 17. In due anni sono scivolati 31 punti: una frana. Il palleggio insistito con Sarri era spettacolo perché collegava un attacco tagliente ed una difesa coesa. Con un centrocampo che non dà forza di penetrazione e non copre oggi è pura vanità. Non sarà solo colpa di Lenglet che ha spinto Demme sul primo gol, né del turco Cakir che arbitrava sazio e gonfio come in una bocciofila di borgata dopo pranzo. L’ha detto Gattuso: il Napoli in quella mezz’ora era in corto circuito. Con 61 reti ha l’ottavo attacco della serie A, con 50 subite sesta difesa ad un gol dalla Roma. I dati sono questi. Il Napoli dice in giro che scoppia di salute, ma le sue analisi del sangue presentano crocette rosse per ogni valore. Il settimo posto è una invenzione? Va rivisto il mercato. Basta annunci. Che Osimhen sia un giovane interessante, lo dicono i filmati ed il prezzo: 47,5 milioni, abbastanza per un nigeriano 21enne della Ligue 1 francese. Ma per quale Napoli arriva il contropiedista di Lagos? Che tipo di gioco si prevede? Secondo Gattuso quali sono i ruoli scoperti? Giuntoli lo sa, e con lo scouting cerca i giocatori giusti al miglior prezzo? Alla fine De Laurentiis con Chiavelli chuiderà la trattativa? Oltre le cicalone della serie A, Juve e Inter, operano così Giovanni Sartori (Atalanta) Igli Tare (Lazio) Tony D’Amico (Verona). Scoprono tesori ogni estate. Il Napoli non vi riesce da tempo: da Hamsik e Lavezzi. Grandi colpio come Zapata, con Cavani, Higuain, Jorginho. Passa per tirchio De Laurentiis, ma Lozano, Manolas, Politano, Demme, Lobotka non li ha mica vinti alla lotteria della parrocchia. Per Osimhen a quelle cifre basta una buona agenzia di viaggi per prenderlo. Più difficile presidente e Guntoli piazzare Koulibaly e Allan in evidente flessione. Sono un ricordo le cifre stratosferiche di un anno fa. Koulibaly è un imbambolato gigante, che gli succede? Serviva almeno un incontrista in Spagna, ed è sparito Allan. Il mercato deve cominciare dalla ricerca dei dissesti. Preso Osimhen e confermato Mertens, mancano un carismatico play al centro e due tigri sulle corsie esterne. Obiettivo: non il palleggio ossessivo ma i gol. Insigne, Mertens e Callejon ne hanno segnato 28 in tre, rigori compresi. Il primo cannoniere è Milik, undicesimo, ed è eterna riserva. Quante cose raccontano i numeri. Impossibile dimenticare Sarri. Che c'entra con il Napoli? C'entra, perché hanno provocato e pagato in due un errore.Un disastro.De Laurentiis e lui. Sbagliavano a non amarsi. ERano fatti l'uno per l'altro. De Laurentiis si riteneva più intelligente, e lo temeva prigioniero con le diaboliche clausole studiate anche di notte dal suo specialista di fiducia. Sassi si credeva più bravo, il figlio e la moglie lo assediavano dicendo che era un santo taumaturgo e meritava di più. Non si è fatto più trovare dal presidente che lo inseguiva. Con i tre inchini agli Ultras irrise De Laurentiis.Era fuggito anche Mazzarri, dov'è finito? Napoli è il laboratorio ideale per fare buon calcio. Ma non tutti lo capiscono. Senza Sarri il Napoli è precipitato solo Ancelotti ne ha rallentato il declino confermando il secondo posto dopo la Juve. Il settimo posto con 31 punti meno degli storici 91 non è un flop, ma il declino senza ritorno. Sarri aveva invece trovato a Napoli con tifosi e squadra la sua dimensione di artigiano caparbio e geniale.Ha realizzato qui il suo gioco con barba lunga, tuta nera, volute di fumo e parolacce. A Londra e Torino era uno squalo fuori del suo mare. Con barba ben rasata, cravatta, senza i suo gioco Sarri è stato nessuno. Ostaggio infine di una Juve che contestava, o così diceva. Si è fatto disarmare del suo carattere, del suo gioco, del suo carisma.Si è fatto umiliare con il più assurdo degli esoneri. Non cede il comando a Pirlo, ma ai caporioni della squadra che l'han fatto fuori. I due nemici si saranno finalmente pentiti? Il calcio condanna i deliri di onnipotenza. Meglio se riesce a colpirne due.

Fonte: Antonio Corbo per Il Graffio di Repubblica