Non solo Gabbiadini e Strinic ma anche Cerci, Podolski e Shaqiri. Dopo un’estate senza colpi di mercato, il Napoli e le altre si scoprono improvvisamente iperattive a gennaio. Curioso il caso del club di De Laurentiis: ha chiuso la campagna acquisti estiva con un saldo positivo di oltre 5 milioni e poi ne ha spesi quasi 15 per prendere Gabbiadini. Lecito chiedersi, tra agosto e dicembre, cosa sia cambiato. La risposta non è però un cambio di strategia, con gli investimenti chiesti invano da Benitez. A spingere il Napoli così come le altre italiane a darsi da fare a gennaio è la possibilità allettante, centrando la qualificazione alla fase a gironi di Champions League, di mettere le mani su un vero e proprio tesoro: almeno 50 milioni di euro solo tra market pool, la ‘fetta’ dei diritti televisivi che spetta ad ogni partecipante alla fase a gironi, e premi per il rendimento in campo. E’ il ‘piatto’ più ricco degli ultimi anni, grazie ad un aumento del 30% che ha una chiave precisa: l’asta sui diritti tv della massima competizione Uefa, che si è chiusa qualche mese fa. Una vera e propria battaglia che ha visto in particolare in Inghilterra (British Telecom e Sky Sports) e Italia (Mediaset e Sky) darsi battaglia per acquisire l’esclusiva. Una manna per i club: la quota del market pool, infatti, cresce per le squadre rappresentate da quei Paesi le cui emittenti spendono di più. In parole povere, una pioggia di euro sulle inglesi e sulle italiane. Da capogiro le cifre, con la crescita del fatturato della Champions dagli 1,340 miliardi di euro dell’ultimo triennio a 1,750 miliardi per il triennio 2015-2018. Così, la quota di market pool per le italiane cresce dagli 80 milioni di euro dell’ultima stagione ai circa 110 milioni della prossima, divisi considerando il piazzamento nel campionato di appartenenza e il cammino nella competizione europea. A questa cifra vanno aggiunti gli 8,6 milioni garantiti per la sola iscrizione ai gironi eliminatori, più i premi per vittorie (1), pareggi (0,5) e passaggi di turno (3,5 per gli ottavi, 3,9 per i quarti, 4,9 per le semifinali, 6,5 per la finalista e 10,5 per la vincente). Di più: le cifre dei singoli premi potrebbero addirittura essere aumentate dall’Uefa in estate, senza contare il fatto che la Champions farebbe impennare altre voci importanti del bilancio azzurro, come il valore del marchio, gli incassi al botteghino e gli sponsor. Un vero e proprio business, cui De Laurentiis è da sempre sensibile, anche per un altro motivo: con i 50 milioni della Champions, il Napoli eviterebbe di chiudere in passivo (ad oggi è stimabile in circa 15 milioni) il bilancio 2015 e potrebbe così non ricorrere all’ennesima cessione eccellente. Ecco, dunque, la risposta alla domanda iniziale: gli investimenti a gennaio hanno una finalità, i soldi della prossima Champions.
di Napoli Magazine
10/01/2015 - 12:57
Non solo Gabbiadini e Strinic ma anche Cerci, Podolski e Shaqiri. Dopo un’estate senza colpi di mercato, il Napoli e le altre si scoprono improvvisamente iperattive a gennaio. Curioso il caso del club di De Laurentiis: ha chiuso la campagna acquisti estiva con un saldo positivo di oltre 5 milioni e poi ne ha spesi quasi 15 per prendere Gabbiadini. Lecito chiedersi, tra agosto e dicembre, cosa sia cambiato. La risposta non è però un cambio di strategia, con gli investimenti chiesti invano da Benitez. A spingere il Napoli così come le altre italiane a darsi da fare a gennaio è la possibilità allettante, centrando la qualificazione alla fase a gironi di Champions League, di mettere le mani su un vero e proprio tesoro: almeno 50 milioni di euro solo tra market pool, la ‘fetta’ dei diritti televisivi che spetta ad ogni partecipante alla fase a gironi, e premi per il rendimento in campo. E’ il ‘piatto’ più ricco degli ultimi anni, grazie ad un aumento del 30% che ha una chiave precisa: l’asta sui diritti tv della massima competizione Uefa, che si è chiusa qualche mese fa. Una vera e propria battaglia che ha visto in particolare in Inghilterra (British Telecom e Sky Sports) e Italia (Mediaset e Sky) darsi battaglia per acquisire l’esclusiva. Una manna per i club: la quota del market pool, infatti, cresce per le squadre rappresentate da quei Paesi le cui emittenti spendono di più. In parole povere, una pioggia di euro sulle inglesi e sulle italiane. Da capogiro le cifre, con la crescita del fatturato della Champions dagli 1,340 miliardi di euro dell’ultimo triennio a 1,750 miliardi per il triennio 2015-2018. Così, la quota di market pool per le italiane cresce dagli 80 milioni di euro dell’ultima stagione ai circa 110 milioni della prossima, divisi considerando il piazzamento nel campionato di appartenenza e il cammino nella competizione europea. A questa cifra vanno aggiunti gli 8,6 milioni garantiti per la sola iscrizione ai gironi eliminatori, più i premi per vittorie (1), pareggi (0,5) e passaggi di turno (3,5 per gli ottavi, 3,9 per i quarti, 4,9 per le semifinali, 6,5 per la finalista e 10,5 per la vincente). Di più: le cifre dei singoli premi potrebbero addirittura essere aumentate dall’Uefa in estate, senza contare il fatto che la Champions farebbe impennare altre voci importanti del bilancio azzurro, come il valore del marchio, gli incassi al botteghino e gli sponsor. Un vero e proprio business, cui De Laurentiis è da sempre sensibile, anche per un altro motivo: con i 50 milioni della Champions, il Napoli eviterebbe di chiudere in passivo (ad oggi è stimabile in circa 15 milioni) il bilancio 2015 e potrebbe così non ricorrere all’ennesima cessione eccellente. Ecco, dunque, la risposta alla domanda iniziale: gli investimenti a gennaio hanno una finalità, i soldi della prossima Champions.